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Tendenza

8 marzo: cortei contro il patriarcato e il genocidio a Gaza

8 marzo 2024

Roma- Sono oltre 9mila le donne uccise a Gaza dallo scorso 7 ottobre.

E sono circa 60mila le donne incinte malnutrite, disidratate, senza assistenza. Questo è quanto emerge dai report delle associazioni assistenziali.

Non Una di Meno

Arrendersi all’implacabile macchina omicida sionista non è un’opzione. Pertanto, l’8 marzo di quest’anno deve essere colto come un’opportunità per un’escalation femminista e rivoluzionaria a sostegno di Gaza e a sostegno delle sue donne e di tutti i diversi gruppi che costituiscono il suo tessuto sociale.
Pertanto, vi invitiamo ad unirvi a noi in un’azione internazionale urgente, dichiarando l’8 marzo Giornata di sciopero globale per le donne palestinesi di Gaza e il loro popolo, centrando le loro storie, storie e lotte come forza trainante per l’azione in questo giorno.
NON C’È LOTTA FEMMINISTA SENZA GAZA
NON C’E’ FUTURO SENZA GAZA

 

“Sciopero globale transfemminista per la Palestina”: con questo slogan è partito il corteo promosso da “Non una di meno” al Circo Massimo a Roma, accompagnato dallo striscione “Scioperiamo contro la violenza patriarcale”. “Manifestiamo contro la guerra come manifestazione massima della violenza patriarcale. Scioperiamo contro il genocidio in Palestina e chiediamo l’immediato cessate il fuoco su Gaza. Free Palestine! Oggi siamo al fianco delle donne palestinesi che ci hanno chiesto di scioperare e noi abbiamo accolto il loro appello”. La manifestazione sta sfilando dal Circo Massimo in direzione Ostiense. In tanti sventolano o indossano bandiere della pace o bandiere palestinesi.

 

DICHIARAZIONE FEMMINISTA IN SOLIDARIETÁ CON IL POPOLO PALESTINESE

COME FEMMINISTE, NON POSSIAMO RIMANERE IN SILENZIO.
COME FEMMINISTE, DICIAMO NO AL GENOCIDIO EN PALESTINA.

Come femministe, non possiamo rimanere in silenzio di fronte al genocidio che Israele sta portando avanti contro la popolazione di Gaza. Non possiamo tacere di fronte ai continui bombardamenti di civili innocenti e al ricatto imposto alla popolazione palestinese del nord di Gaza di lasciare le proprie case o di affrontare lo sterminio. Da anni assistiamo alla normalizzazione della catastrofe vissuta dal popolo palestinese, sottoposto a un regime di apartheid, sostenuto da una politica coloniale.

Riconosciamo e partecipiamo al dolore delle famiglie i cui cari sono stati uccisi o presi in ostaggio e condanniamo gli attacchi di Hamas contro i civili israeliani. Allo stesso tempo, rifiutiamo con forza il principio della punizione collettiva che penalizza la popolazione di Gaza per azioni di cui non è responsabile, un principio assolutamente immorale e condannato dal diritto internazionale (si veda l’articolo 3 della Convenzione di Ginevra) e persino dalle scritture religiose. Respingiamo anche il “sostegno incondizionato” del Presidente Biden alle azioni bellicose di Israele e il supporto degli Stati europei al genocidio in corso. Con queste azioni, rivendicano la natura coloniale della loro politica, tollerando, e persino sostenendo, nuove atrocità e violazioni dei diritti umani nella regione.

Come persone e comunità impegnate nella costruzione di una società che promuova la giustizia sociale e il valore della vita umana, dobbiamo chiedere la fine immediata dell’assedio, nonché la fine dell’occupazione illegale e del regime criminale di apartheid a cui il popolo palestinese è stato condannato nella propria terra dal governo israeliano, con il consenso delle organizzazioni internazionali, il cui scopo dovrebbe invece essere quello di garantire il rispetto dei diritti umani. A Gaza, un’intera popolazione è stata privata dei diritti più elementari (senza acqua, senza elettricità e senza cibo) e costretta a vivere nella sua terra ancestrale resa, ciò che è stato definito, “una prigione a cielo aperto”. Nella Striscia di Gaza la popolazione vive ogni giorno con la minaccia di violenze ed espulsioni, intensificate negli ultimi tempi con l’approvazione di nuovi insediamenti e i quotidiani assassinii da parte della polizia.

Chiediamo alle femministe, a livello internazionale, di unirsi alle azioni di solidarietà con il popolo palestinese, che si stanno svolgendo nei Paesi di tutto il mondo, di promuoverle dove non sono ancora presenti, di ascoltare e dare spazio e solidarietà alle voci delle femministe palestinesi che, oggi come ieri, continuano a resistere. Chiediamo inoltre alle femministe in Israele di fare pressione sul governo affinché cessi questa distruzione pianificata delle vite dei palestinesi e di lavorare nelle loro comunità per convincere le famiglie e i vicini che il proseguimento dell’assedio militare di Gaza porterà solo maggiore insicurezza e spargimento di sangue.
Dobbiamo insistere affinché il principio della “punizione collettiva”, così odiosamente applicato dai nazisti nei Paesi da loro occupati, sia fermamente condannato e l’assedio su Gaza sia immediatamente revocato. Che si ponga fine a tutte le occupazioni e agli insediamenti illegali, che sono la causa principale della violenza”.

 

Redazione

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